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Investigazione e Criminologia, oggi
Sul pensiero scientifico criminologico e
investigativo di Saverio
Fortunato
di Dott.
Prof. Marco
Capparella
(Capitano Arma dei Carabinieri, Docente di Criminologia
all'Università di L'Aquila) |
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Tre i meriti di ricerca
del prof. Saverio Fortunato:
1. ha posto l’ermeneutica, l’epistemologia e la logica, come fondamento
della teoria dell’indagine peritale e investigativa, fondando le scienze
criminali sul pensiero filosofico;
2. nella Grafologia, ha posto la geometria elementare come tecnica
dell’antifalsificazione nella firma riprodotta con strumento meccanico,
fondando così la Tecnica dell’investigazione criminale in grafologia;
3. ha posto una dura critica al tessuto epistemologico della psicologia
(che considera onnisciente) e alla psichiatria forense (che definisce
“scienza d’autorità”), ricevendo perciò un premio a Los Angeles. |
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Oggi, la professione di Investigatore
privato (come anche di criminologo o grafologo) non è regolamentata
dall’esistenza di un Albo professionale. Ciò significa che non è necessario
sostenere alcun tipo di esame d’abilitazione per accedere al Ruolo e che non
esistono titoli di studio univoci e specifici in grado di garantire la
preparazione necessaria. Lo sviluppo della Tecnica e del sapere
scientifico impone però una riforma a questo settore, sottraendolo ai
semi-analfabeta, al nozionismo autodidatta, agli impresari del sapere
fai-da-te.
Dall’altra parte, le richieste della
collettività si moltiplicano sempre di più. Sia a livello preventivo che
repressivo, specie nel campo penale, una moltitudine di persone ha bisogno
di ulteriori approfondimenti investigativi necessari al “loro” caso,
preso atto che, a chiusura inchiesta, l’indagato, o la parte offesa, spesso
si accorgono che la pubblica accusa non ha avuto le risorse sufficienti per
essere abbastanza acuta, incisiva e potente, talché non è riuscita ad
allontanarsi il più possibile dall’errore prima del dibattimento. Sia
quest’ultimo che gli ulteriori gradi di giudizio lo dimostrano e insegnano.
Se nascesse tale nuova figura, con i
presupposti e la nuova cultura alla base, che leggo ultimamente a firma del
prof. Saverio Fortunato, son sicuro che sarebbe ben accolta, ma soprattutto
di grande utilità per tutti gli attori del dibattimento.
La difesa che fa indagini difensive non
riflette ancora la realtà. Quando
vuole scendere in campo e misurarsi col territorio, in realtà, non è
l’avvocato che indaga, ma lo fa attraverso l’investigatore privato.
Il cittadino
pertanto, si rivolge direttamente a quest’ultimo per raccogliere dati di
fatto, indizi. Maggiori difficoltà nascono quando servono testimonianze e
prove. Nel campo industriale, per l’antisabotaggio industriale, il
controspionaggio, la concorrenza sleale e la fuga di formule, ci vuole una
preparazione particolare. Qui è necessario sapersi infiltrare, conoscere il
linguaggio del corpo, agire d’astuzia, essere attenti osservatori del
comportamento umano, senza rischiare di muoversi come elefanti in una
cristalleria. Nel campo informativo commerciale e privato inoltre,
non si può pretendere di giungere a conclusioni intelligenti e razionali,
lontane dall’errore, prescindendo dalla cultura specifica, dalla
filosofia delle scienze criminali, dal metodo-logico, ovvero da
solide e sagge fondamenta dalle quali partire per proseguire su questa
delicatissima questione! |
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Chi è oggi l’investigatore privato?
Generalmente colui che si scopre imprenditore di se stesso o il poliziotto
fallito o scoppiato, poiché per motivi vari, sceglie il rischio dell’impresa
individuale. Sul piano antropologico culturale le domande sui predetti
investigatori sono: qual è il loro livello culturale? Che studi hanno
conseguito? Credo che non ci allontaniamo molto dalla realtà nel dire
poco. Senza lo studio sui libri, la Giustizia che si vorrebbe servire, non
può andare lontano.
Il loro linguaggio è stereotipato, imbevuto
di luoghi comuni e di frasi fatte. Se fanno una citazione letteraria non va oltre la subcultura del
fumetto, il loro idolo è di celluloide, non Socrate o Parmenide o
Aristotele o Popper o Wittgenstein o Feyerabend… come c’insegna oggi il
prof. Saverio Fortunato, ma, tutt’al più, se ci va bene, Sherlock
Holmes. Qualche altra volta si arriva invece addirittura a Miami Vice,
Starsky & Hutch e Walker Texas Ranger. Mi è capitato di assistere a
comportamenti intraprendenti e volenterosi, ma altrettanto dannosi, ispirati
a queste ultime fortunate serie
televisive americane, divenute famose proprio perché parlano di giustizia
sociale assoluta realizzata a tutti i costi e senza alcun dubbio. L’ultima,
in particolare, fondata soprattutto sull’aiuto reciproco, utilizza spesso le
arti marziali per fermare o arrestare i criminali. Questo dare molto risalto
alla contrapposizione tra giusto e sbagliato è una falsa rappresentazione
della realtà.
Il motto dei Rangers è: “Un uomo che
sbaglia non può mai opporsi ad un uomo che è nel giusto”.
Proprio questo è il punto! Chi è che non
sbaglia mai? E chi è che si sente sempre nel giusto? Il ranger Walker ed i
suoi amici non sbagliano mai. E Socrate? I limiti del proprio sapere?
L’umiltà? La falsificazione e
la verificazione di un risultato? Il dubbio? Popper? I Rangers hanno il
ruolo di funzionari onesti e specchiati, rispettosi della Legge e mai
estremisti. Ma quello è un copione recitato in una cultura western.
La vita è un’altra cosa. Le cose si
complicano invariabilmente.
Intendiamoci, anche l’eroe ispirato ai
racconti di Sir Arthur Conan Doyle, che abita in Baker Street al numero 221
di Londra, interpretato magistralmente per lo più dal raffinato ed
elegantissimo Jeremy Brett, insieme al suo affidabile compagno, Dr. Watson,
interpretato con maestria da David Burke, è un capolavoro assoluto ed
inestimabile. Tuttavia, il mondo della celluloide non può sostituirsi
allo studio, alla ricerca, alla testa piegata sui libri.
Afferma il prof. Francesco
Sidoti: «L’investigazione viene svolta da un
soggetto naturalmente ignorante, fallibile, spesso fazioso e superstizioso,
sempre sovrastato da un’eccedenza di percezione, in un contesto storico
caratterizzato da una sovrabbondanza incomparabile di stimoli,
d’informazioni, di delitti».
Solo chi ha l’umiltà e la
saggezza di partire da queste basi e presupposti reali, senza avere
l’arroganza e la superbia di sentirsi offeso, potrà veramente aiutare la
Giustizia ad andare avanti, allontanandosi il più possibile dall’errore.
Il prof. Saverio Fortunato,
infatti, riprende tale profonda affermazione, sostenendo che,
l’investigazione e la criminologia, nella loro rispettiva metodologia
d’indagine, devono preoccuparsi: più che a scoprire la “verità”,
ad evitare l’errore; più che a collezionare certezze, a nutrire dubbi
(Dubium sapientiae initium, “La saggezza inizia col dubbio”
affermava Cartesio); più che a dare risposte giuste, ci si deve preoccupare
di evitare quelle sbagliate; più che a rappresentare l’accusa e guardare
solo agli elementi di colpevolezza, si deve agire per difendere la legalità;
più che a presumere la colpevolezza delle persone, si deve presumere
l’innocenza; più che pretendere dagli altri il rispetto della
legalità, occorre, per prima cosa, che questa sia rispettata
dall’investigatore e dal perito.
Senza il sacrificio che comporta l’apprendere
dai libri, razionalizzati con spirito critico ed analitico, abbiamo
l’improvvisazione, l’approssimazione, l’avventurismo, il pressapochismo o,
al più, il nozionismo autodidatta o l’arte di orecchiare per poi
barcamenarsi fingendo di sapere e conoscere ciò che in realtà non si sa e
non si conosce.
Perché allora, nelle scienze criminali, è
importante il pensiero filosofico e scientifico del prof. Saverio Fortunato?
Saverio Fortunato non è
solo uno specialista in Criminologia Clinica, che ha conseguito tale
titolo nella prestigiosa Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di
Modena e Reggio Emilia, ma ha anche un’abilitazione per l’insegnamento di
Filosofia, Psicologia e Scienze dell’Educazione (ossia,
Pedagogia, Antropologia e Sociologia). Ha un diploma post-lauream di
perfezionamento in Linguaggio e Comunicazione conseguito
all’Università di Firenze, dove è stato assistente alla cattedra di
Teoria e Tecniche della Comunicazione di massa del famoso prof.
Pio Baldelli, col quale hanno scritto insieme alcune opere. La sua carriera
di studi lo ha indotto a fare ricerca e studio nelle scienze criminali, ma
nessuno prima di lui aveva pensato di
porre l’epistemologia, l'ermeneutica e la logica come fondamento della
teoria dell’indagine
investigativa e peritale. Dice il prof. Fortunato: “Nel campo scientifico
non è sufficiente conoscere le
cause per
affermare di conoscere
qualcosa che da quelle cause ha avuto origine. Occorre la competenza del
ragionamento,
posto che qualunque idea perde il senso o ne acquista un altro rispetto
quello originale, se non segue dei
principi e non
descrive le strutture
ed i caratteri fondamentali della
realtà”.
Inoltre, Fortunato sul campo della ricerca
peritale, per primo, ha posto dei limiti alla Grafologia. La grafologia
forense, dice Fortunato, non deve pronunciarsi oltre l’accertamento della
paternità di uno scritto. In ogni caso, va sottratta alla sfera psicologica
o chiaroveggente e ricondotta sotto quella criminologica,
posto che in tribunale l’atto di falsificazione di una firma conta in quanto
atto criminale (condizione necessaria e sufficiente), non in quanto atto
psicologico (condizione necessaria ma non sufficiente).
Inoltre, egli afferma che
se oggi possiamo far
nascere il mondo dall’esperienza, non dalla natura, bensì dall’algoritmo
e dal video lucente del computer, se possiamo produrre un mondo
d’esperienza, costruito secondo la regola generativa della logica binaria
che viaggia alla velocità del millisecondo di un bit, allora, la
grafologia, non può rimanere ancorata agli autori dei secoli scorsi, ma deve
necessariamente evolversi al passo della storia e della tecnica.
Nell’era cibernetica, dice Fortunato, il
compito del perito grafologo è saper
distinguere il vero dal falso tra realtà e
contraddizione del reale, posto che una scrittura può essere vera in
senso grafologico (vale a dire che rispetta tutte le caratteristiche
scriventi dell’autore contraffatto), ma falsa in senso reale,
perché riprodotta con mezzo meccanico (anche se tecnologicamente avanzato).
Fortunato, per primo, pone
la geometria elementare come
tecnica dell’antifalsificazione nella firma riprodotta con strumento
meccanico, fondando così la Tecnica dell’Investigazione Criminale in
Grafologia. In
altri termini, sottrae la grafologia alla psicologia e la riconduce sotto il
sapere della criminologia. |
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L’ATTEGGIAMENTO DELLO
SPIRITO DELLO SCIENZIATO |
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L’atteggiamento dello spirito dello
scienziato, dello spirito indagatore, secondo Fortunato, appartiene alla
razionalità ed al buon senso dell’animo umano.
Non esiste “il” metodo,
unico e assoluto,
che necessita di verità di per sé evidenti. Il perito o l’investigatore
devono scegliere i metodi tra tutti i metodi che la metodologia della
ricerca mette a loro disposizione. Inoltre, nella costruzione di una Teoria,
per Fortunato, “il ricercatore (perito o investigatore) non può applicare
qualsiasi
regola, deve applicarne una che sia nell’insieme pertinente ai fini e alla
situazione di ricerca e scegliere quella che razionalmente è più forte”.
Nel suo libro, Senso e conoscenza nelle scienze criminali,
Fortunato afferma che in perizia, il senso che ha più senso tra tutti gli
altri sensi è un senso per…
(per gli altri, non per se stessi). La conoscenza, dice
Fortunato (d’accordo con Socrate) è un processo gnoseologico che passa
attraverso la consapevolezza dei limiti del proprio sapere e, sulla base di
ciò, pone una dura critica
al tessuto epistemologico della
psicologia (che considera onnisciente) e alla psichiatria (che definisce
scienza d’autorità). Entrambe ritenute pseudoscienze e, in quanto tali,
incapaci di riconoscere i propri limiti e, quindi, l’errore investigativo.
Inoltre, Fortunato
(d’accordo con Nietzsche), afferma che
non esistono fatti, ma interpretazioni.
Secondo il suo pensiero, in perizia,
l’interpretazione più autentica
(d’accordo con Aristotele e con K. Popper)
non può prescindere dalla Logica
(è in questo senso che la perizia deve essere psico-logica, crimino-logica,
grafo-logica, ecc.; e non può invece essere grafica, psichica, ecc.). E
ancora, (d’accordo con W. Dilthey) dal
rapporto tra l’oggetto e il soggetto,
sapendo che il perito o l’investigatore, mentre descrive l’oggetto,
soggettivandolo, descrive anche se stesso che descrive l’oggetto. Che
(d’accordo con Luigi Lombardi Vallauri) una
qualsiasi norma giuridica può essere
interpretata in 144 modi diversi,
basando ciò su due postulati ermeneutici. Che, infine (d’accordo con Luigi
Lombardi Vallauri), nell’interpretazione del fatto giuridico e della norma,
la logica più il diritto non
bastano, ma occorre anche l’applicazione di una scala di valori in un
contesto storico dato, al cui apice di questa scala c’è l’uomo, dunque
l’umanità.
In
sostanza
Fortunato si fa
fautore di una
Scienza Criminologica
dove si esercita “l’istinto del dubbio,
l’istinto del metodo scientifico e contro il metodo scientifico”.
Se Wittgenstein afferma che “ciò di cui non si può parlare occorre
tacere”, Fortunato sostiene che in perizia
“ciò di cui non si conosce occorre tacere”,
ma entrambi convengono sui limiti del
linguaggio: quando
si afferma una cosa vera, è tale solo perché non c’è il ragionevole dubbio
che non sia così o perché non ci sono spiegazioni più convincenti che non lo
sia. La verità, dunque, per Fortunato, è solo un gioco linguistico, di
semantica. Proprio per questo i periti devono
collaborare, insieme a giudici ed avvocati, ad accorciare i tempi del
processo, rendendo giustizia, considerato che, come diceva Calamandrei, il
processo è sempre una pena. |
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LA NORMATIVA
SULL’INVESTIGATORE |
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La legge dispone che gli Enti o i privati che
intendono eseguire investigazioni, ricerche, raccogliere informazioni per
conto di privati devono chiedere al Prefetto il rilascio della licenza per
l’esercizio dell’attività.
Il Prefetto è competente anche a
rilasciare l’autorizzazione per poter effettuare l’attività investigativa
specificatamente tesa alla ricerca ed all’individuazione di elementi di
prova da far valere nel contesto del processo penale (art. 327 bis C.P.P.).
L’investigatore
privato
è una figura professionale che offre ai propri clienti, persone fisiche o
aziende, servizi di indagine e di ricerca informazioni relative a diversi
settori.
In base al disegno di legge 490-A,
legislatura 14^, “gli
investigatori svolgono attività professionale finalizzata a soddisfare
richieste di informazioni provenienti da soggetti privati. La loro attività
è ispirata al rispetto
della Costituzione e delle leggi, salvaguardando i diritti della personalità
e della riservatezza, nel rispetto della verità e della completezza
dell’informazione.
L’investigatore è tenuto
a rispettare il segreto professionale, quando ciò sia richiesto dal
carattere fiduciario della fonte delle notizie o dal committente”.
Gli ambiti di intervento possono essere
raggruppati in:
- indagini nell’ambito
penale (è
un’attività finalizzata alla raccolta di elementi di prova da far valere nel
corso di un procedimento penale e viene svolta per conto degli avvocati
difensori);
-
investigazioni
industriali (controspionaggio
e antisabotaggio industriale, contraffazione di marchi e prodotti, fuga di
formule o di procedimenti di lavorazione, sorveglianze, indagini di
pre-assunzione, concorrenza sleale, controllo accessi, security, ecc.);
-
indagini e informazioni
commerciali (rapporti
su persone, ditte o società; controlli di referenze commerciali;
accertamenti statutari e situazioni patrimoniali, ricerche d’archivio,
informazioni per recupero crediti, concessioni di fido, ecc.
- Indagini nell’ambito privato (Indagini matrimoniali e confidenziali,
ricerche di persone scomparse, pedinamenti, sorveglianze varie, servizi di
sicurezza, ricatti e molestie, lettere anonime, protezione e tutela di
personalità (attori, professionisti, personaggi politici, industriali,
ecc.).
Nonostante l’attività dell’investigatore sia di solito dinamica e svolta
principalmente fuori dalla sede dell’Agenzia, per alcuni dei settori
predetti, è invece spesso richiesta attitudine all’analisi, al lavoro
d’ufficio ed all’utilizzo di sempre più sofisticate tecnologie informatiche.
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I
CONSIGLI ALL’INVESTIGATORE |
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Il prof. Saverio Fortunato, uno
studioso e ricercatore di grande spessore, ma, soprattutto di preziosa
integrità morale, profonda onestà intellettuale e preziosi valori etici,
espressi in toto nel delicatissimo ambito criminologico, non si stanca mai
di consigliare sempre, a tutti gli addetti ai lavori, di:
- studiare la filosofia delle
scienze e la metodologia peritale;
- abituarsi a convivere col dubbio, cercando sempre l’errore, al fine di
riconoscerlo ed evitarlo;
- evitare l’investigazione frutto di un ragionamento per abitudine (che
significa procedere con accertamenti standardizzati, scontati, stereotipati,
che a volte artificiosamente suggerisce lo stesso autore del reato, con la
sua condotta criminosa), ma risolvere il caso pensando all'errore, a come
restringere il cerchio dei sospettati, immedesimandosi con questi ultimi,
per analizzare ogni elemento raccolto, con intelligenza e senso critico,
senza mai trascurare la vittimologia;
- ragionare per problemi e con spirito critico, filosofare con la propria
testa, senza innamorarsi mai delle idee: né delle proprie né di quelle degli
altri;
- perseguire il reo per ciò che fa, non per ciò che è;
- rispettare l’ autorità riconoscendola e promuovendola con parole e azioni
concordanti;
- agire sempre onestamente ricordando che la Giustizia è per il bene
dell’Uomo e, proprio per questo, deve sempre avere un fine umanitario, non
di compiacenza per i potenti;
-ricordarsi che i giudici vanno rispettati sempre, anche quando sbagliano e
che tra giudici, avvocati e periti devono esserci rapporti autorevoli (mai
autoritari) di stima reciproca.
Ritengo che, di fronte a tali acuti
presupposti, si debba tutti fare un passo indietro, meditare con rispetto e
sensibilità, studiando con attenzione il pensiero e l'opera di Saverio
Fortunato. |
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Note |
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Saverio Fortunato, Senso e conoscenza nelle scienze criminali,
Colacchi, L’Aquila 2007
Saverio Fortunato, Nuovo Manuale di Metodologia Peritale, Ursini,
Catanzaro 2007
In una causa civile al Tribunale di Prato,
incarico di CTU conferito a Fortunato dal giudice Dottor Felice Manna,
Fortunato ha intuito per primo l’applicazione della geometria elementare
nell’antifalsificazione della firma apposta mediante l’uso del
pantografo.
ibidem
S. Fortunato, Senso e conoscenza nelle scienze criminali,
op. cit.
S.
Fortunato, Nuovo Manuale di Metodologia Peritale, op. cit. |
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