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Il Dott. Cesare Marziali, giudice del Tribunale di
Ancona e coautore del Nuovo Manuale di Metodologia Peritale di Saverio
Fortunato, in un passo della sua ordinanza di sospensione del procedimento ed
ordine di immediata trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale, datata
13.02.2003, ci dice che: “Il paradigma psicologico, variamente definito,
ma comunque improntato alla valorizzazione dell’universo interiore
dell’individuo, della psicodinamica , del “vissuto”, ecc. ed il
paradigma sociologico, per cui la malattia di mente è riconducibile agli
influssi dell’ambiente , o della società non appartengono al metodo
scientifico. La loro validità va cercata in altri campi del conoscere.
I loro eventuali apporti alla scienza psichiatrica sono di contenuto empirico,
talora importanti ma non sistematici. Non possono venire in rilievo per essere
confutati o confermati, perché sfuggono, per la loro stessa essenza al momento
della verifica sperimentale (secondo l’ormai ben noto insegnamento di Popper)”.
L’opinione del giurista, nei confronti di quello che lui stesso definisce
paradigma psicologico, appare chiara ed inequivocabile, non mediabile da altre
considerazioni. In un altro passo, lo stesso giurista, dice di non “...
volersi in alcun modo addentrare, neppure per cenni, in questioni di filosofia
delle scienza”, ma è ovvio che è proprio da una profonda conoscenza della
filosofia della scienza che hanno origine le sue affermazioni.
Ma mica tutti la pensano così.
Secondo me no. Perché ritornare proprio a Popper e non a Ludwig Wittgenstein: “La psicoanalisi è una mitologia che ha molto potere, una prassi che ha causato male a non finire e, in proporzione, pochissimo bene"; ad Arthur Schnitzler “La psicoanalisi è seducente sia per il medico come pure per il paziente, un uomo del tutto insignificante appare a se stesso interessante, il valore che viene attribuito ai suoi sogni lo esalta"; ad Egon Friedell “la psicoanalisi è un attentato di parassiti, un vampirismo di pallide sanguisughe sotterranee"; a Karl Kraus "la psicoanalisi è quella malattia di cui ritiene di essere la terapia" a Friedrich A. von Hayek “Freud attraverso i suoi profondi effetti sull'istruzione è forse diventato il maggiore distruttore culturale del nostro secolo" oppure a Thomas Szasz, presidente onorario di www.criminologia.it il quale, recitando il de profundis per la psicanalisi in America, ritenendola ”umanamente fallita, moralmente corrotta e professionalmente morta” ebbe a definirla come una forma laica di confessione? Semplicemente perché più della critica ed oltre la critica, dalla lettura di un semplice passaggio del postscritto alla Logica della scoperta scientifica: Il realismo e lo scopo della scienza, si può estrapolare una riflessione che più di altre solleva dubbi ed interrogativi. Dice Popper, riferendosi alle teorie psicoanalitiche di Freud e Adler “…le due teorie psicoanalitiche appartenevano ad un genere diverso. Esse semplicemente non erano controllabili, erano inconfutabili. Non c'era alcun comportamento umano immaginabile che potesse contraddirle…” Popper, in un certo senso, negando spiega tutto. Ecco il padre tutto di un pezzo che uccide come il figlio della prostituta, ecco il figlio di genitori modello che tortura esattamente come il figlio della madre fanatica religiosa o come il figlio della virago perversa e picchiatrice, ecco il giovane che cresciuto in una tipica famiglia patriarcale del meridione, con un padre assente e certamente più che discutibile, si mette ad ammazzare la gente mentre nel palazzo accanto un giovane cresciuto, più o meno nelle stesse condizioni, diventa fedele e capace servitore dello Stato. Ecco Marziali che ci dice che “Il paradigma psicologico, variamente definito, ma comunque improntato alla valorizzazione dell’universo interiore dell’individuo, della psicodinamica, del “vissuto” non appartiene al metodo scientifico Ecco Fortunato che ci dice che “Le psicoterapie sono teoremi, basati su postulati indimostrabili”. Forse è per questo che Cornelius Castoriadis, riesaminatore e non certo affossatore della teoria psicoanalitica, in una intervista realizzata il 7 maggio 1994 presso la sua abitazione a Parigi disse, in risposta alla domanda su come l’analisi riuscisse a curare: “… il modo in cui questo lavoro si svolge è un’altra storia, nella quale non possiamo entrare più di tanto, perché è anche uno dei misteri dell’analisi. Freud non è mai riuscito a spiegare perché un’interpretazione vera ha un effetto. E nemmeno io riesco a spiegarlo. Perché un’interpretazione vera ha un effetto, e perché altre volte un’interpretazione altrettanto vera non ha effetto? È un mistero. Un analista puro e duro vi direbbe che "se un’interpretazione non ha effetto vuol dire che non è vera". Ma non è proprio così ….”.
Già difficile solo a capirsi, figuriamoci ad
applicarlo alla scienza dell’investigazione o al ragionamento di indagine a base
logica. Sun Tzu, tra il V ed il VI secolo a.C., scrisse nel suo l’arte della guerra: "conoscere l'altro e se stessi - cento battaglie, senza rischi; non conoscere l'altro, e conoscere se stessi - a volte, vittoria; a volte, sconfitta; non conoscere l'altro, né se stessi - ogni battaglia è un rischio certo". Per questi e per altri motivi una sera mi metto a leggere l’introduzione alla psicoanalisi di Sigmund Freud. Leggendo e leggendo mi viene in mente Socrate ed in particolare quella parte della sua splendida filosofia dell’anima nella quale il filosofo di Atene fa uso delle confutazioni, in particolare la terza modalità, molto utilizzata nei dialoghi (citiamo in particolare l’Eutrifone) per derivare, da una delle ipotesi sostenute dall’interlocutore, conseguenze in contraddizione con altre convinzioni dell’interlocutore stesso (non dimentichiamoci che Freud parlava a dei medici, sapendo benissimo che in quella categoria avrebbe avuto più o meno le stesse probabilità di trovare i maggiori sostenitori ed i peggiori critici). Già nella prima lezione, da abile oratore quale era, Freud instilla nell’auditorium il dubbio sull’esistenza di Alessandro Magno, buttando là, con non chalanche ma senza esagerare, la considerazione che, a rigor di logica, uno psicoterapeuta è più attendibile di uno storico in quanto partecipe diretto di quello che racconta. Ovviamente, ci porta a ragionare il medico viennese, nessun professore di storia può dire di aver preso parte alle campagne di Alessandro Magno. Freud, bontà sua, ammette che sarebbe arduo dimostrare la congiura che avrebbe portato alla creazione di un mito tanto complesso, ma intanto una piccola breccia nel pensiero degli astanti viene aperta. Nella lezione seconda – gli atti mancati – Freud esordisce autoproponendosi una ipotetica obiezione, che magari, chissà, non era venuta in mente a nessuno degli astanti, fornendo immediatamente dopo una risposta che demolisce l’obiezione stessa. Un metodo tanto astuto quanto singolare per introdurre una teoria scientifica. Nella lezione diciotto – la fissazione al trauma, all’inconscio – Freud compatta le fila, mettendo i critici (definiti spiriti maligni) della psicoanalisi al pari degli avversatori, notoriamente considerati oscurantisti per eccellenza, della teoria Copernicana e di quella di Darwin. Konrad Lorenz non avrebbe avuto dubbi nel classificare una tecnica del genere come entusiasmo militante, inteso come reazione mediante la quale un gruppo difende le proprie norme sociali ed i propri riti da un altro gruppo che non li condivide. [3] Le tecniche di Socrate e l’abilità oratoria di Gorgia, ma con fini diversi. Socrate, in ossequio al sua precetto “sapere di non sapere”, non prendeva mai posizione rispetto ad una opinione, sforzandosi di condurre l’interlocutore a riconoscere che le sue non erano altro che congetture e che l’accesso alla verità era precluso a chi fosse prigioniero di false opinioni mentre Gorgia, pur ricordato da Cicerone come colui che volle "dichiararsi pronto a rispondere a tutte le domande, che ciascuno volesse fargli", si metteva al fianco di quei filosofi della corrente sofista che negavano la possibilità di raggiungere una verità definitiva. Così a colpo d’occhio lo sforzo di convincere sembra faticoso, un enorme spreco di energie psichiche, dialettiche e tecnicismi multidisciplinari, quando, al contrario, tutti coloro che si sono occupati di teorie scientifiche lo hanno fatto in modi, magari diversi, ma ugualmente caratterizzati da regole “poche e chiare”. Galileo si basò sull’osservazione sperimentale e sulla riproducibilità [4], il positivismo logico sul criterio di significanza, secondo il cui concetto base una proposizione ha significato solo nella misura in cui sia verificabile, Popper sui criteri della falsificabilità, confutabilità, o controllabilità. Leggere l’introduzione alla psicoanalisi resta comunque una esperienza avvincente come lo è la mitologia degli Dei dell’Olimpo (questa l’abbiamo scippata a Popper), un piacere seguire gli argomenti e l’oratoria di un uomo che, comunque lo si consideri, ha creato un modo di pensare e già il fatto che da decenni si discuta se si tratti di scienza o di non scienza è un qualcosa di unico nel panorama scientifico. Solo a leggere il capitolo 31 su “la scomposizione della personalità psichica” si rimane affascinati da quella che sembra una saga, un cubo di Rubik dagli incastri infallibili. E che dire della rimozione, della resistenza e della interpretazione dei sogni che viene letta da gente che non ha la benché minima conoscenza di qualsiasi voglia forma di scienza ma si interessa ai proprio sogni cercando di capire se stesso attraverso Freud? Ovviamente cercandoci e trovandoci, in maniera molto umana, solo quello che più gli aggrada. Mettendo insieme queste considerazioni, gli spiriti maligni contrari alla psicoanalisi, Socrate e Gorgia non si può non ritornare a Fortunato. Ad esempio alla brutalità, alla totale mancanza di fascino, alla crudezza implacabilmente scientifico-realista di uno dei capisaldi del suo pensiero, laddove ci insegna che la logica del perito per dare senso al senso deve essere bivalente, ossia a due (… come … solo due?) valori di verità: V e F [5]. Che differenza abissale con la mitologia splendida e dalle mille e più risposte della psicoanalisi. Se uno ragiona così come può amare la psicoanalisi - anzi per essere più precisi, poiché l’amore non è logica e ben si può amare anche quello che non si condivide - come può considerarla una scienza? Mettiamoci nei panni di Fortunato ed immaginiamocelo seduto sui banchi di un qualunque Tribunale a guardare un perito che si presenta davanti ad un giudice ed invece che dire V o F, comincia a recitare un panegirico per portare avanti le proprie posizioni utilizzando la maieutica o la dialettica o la retorica, usando l’oratoria per far cadere difensori o pubblica accusa in contraddizione, trascinando la platea con frasi ad effetto o creando alla bisogna una mini-mitologia tanto complessa e affascinante, quanto adattabile e multi-comprensibile. Magari questa non è fantasia, forse è già è successo o, chissà, succede ancora, d’altronde se, come ci dice Fortunato, esistono le perito-grafologhe-casalinghe [6], tutto può essere, ivi compreso il contrario di tutto.Un bell’esempio di quel principio di esplosione logica, noto ai più con la locuzione latina exfalso quodlibet[7]:“in un sistema in cui sia vera una affermazione ed anche la sua negazione, è vera qualsiasi affermazione”.Con buona pace di Marziali e Fortunato e di tutti quelli che la pensano come loro.[1] Psichiatra del Greenwich village collaborò con la polizia di New York alla cattura di "Mad bomber" ,al secolo George Metesky, che aveva seminato il panico piazzando 32 pacchi esplosivi nella città nell'arco di otto anni e successivamente con la polizia di Boston per il caso dello "strangolatore di Boston". E’ considerato il pioniere dell'applicazione della scienza comportamentale nelle indagini criminali non convenzionali. [2] Questa ecletticità nel comportamento di Chitakilo dovrebbe creare almeno qualche problema o dubbio negli esperti di profiling [3] LORENZ K. – L’aggressività, Editore Net, 2005
[4] Riguardo alla riproducibilità, Federico Di Trocchio, in Le bugie della scienza, edizioni Mondatori, collana Oscar Saggi, ci dice cose diverse. Ma questa è un’altra storia. [5] FORTUNATO S. - Nuovo Manuale di metodologia peritale, Ursini Editore, Catanzaro 2007 [6] La perito-casaliga grafologa (che ti manda in galera, col linguaggio della supercazzola bitumata) di Prof. Saverio Fortunato
[7]
Detta anche teorema dello
psudo Scoto è tradizionalmente attribuita a Duns Scoto, sebbene in
realtà sia opera di autore sconosciuto. |
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© Criminologia.it - Pubblicato in rete il 14.1.2008 |